Al suo ritorno dall’esilio, nel 1434, Cosimo il Vecchio de’ Medici non ha dimenticato le famiglie fiorentine che avevano votato per mandarlo via e vuole vendicarsi ma, essendo un cauto politico, preferisce farlo senza spargimento di sangue. Avendo a disposizione la gestione dell’intera economia della città, decide quindi di rovinare i rivali sul piano economico.
Come conseguenza di ciò, verso gli anni Quaranta del XV sec., a Firenze, si trovano tanti “poveri vergognosi”, vale a dire ricchi caduti in disgrazia che pagavano così le loro avversità verso la famiglia Medici. Queste persone, spesso banchieri, commercianti o aristocratici, avevano avuto un ruolo importante nell’economia della città e avevano fatto dei buoni guadagni, ma, essendo stati privati dei giri d’affari più importanti, gestiti dalla Famiglia dominante, erano diventati poveri. Essendo di origini nobili o comunque altolocate, si vergognavano a chiedere l’elemosina e ad andare nei luoghi di distribuzione di cibo per i poveri.
Per questo motivo il priore del convento domenicano di S. Marco, S. Antonino Pierozzi, nel 1441 fonda l’Oratorio dei Buonomini di S. Martino con lo scopo di raccogliere i soldi da distribuire a queste famiglie fiorentine. L’oratorio fu affrescato nel XV secolo dalla Bottega di Domenico del Ghirlandaio con le Storie di S. Martino, le Opere di Misericordia e gli Atti notarili.
Ogni volta poi che mancavano i soldi, i Buonomini accendevano un lumino e lo mettevano sulla finestra…da qui il famoso detto “essere ridotti al lumicino”.